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A Genova (Italia) in 1500 per far festa con Sant'Egidio. L'arcivescovo, card. Bagnasco: "La chiesa italiana vi è vicina e grata"
"Dalla carità degli uomini, alla carità di Dio"
Si era nel 1968, e soffiavano venti impetuosi nella storia dell'occidente, venti che avevano investito anche il nostro Paese: slanci e utopie si erano divulgate creando aspirazioni, reazioni ed eccessi. Si guardava al passato come a qualcosa che doveva essere per definizione non solo superato ma rifiutato, aspirando ad un futuro che ancora non c'era ma che comunque era ritenuto migliore perché diverso. La voglia di domani era sufficiente per sprigionare entusiasmi ed energie – non di rado anche violente - nel segno di un cambiamento più sognato e desiderato che chiaro e definito. Potremmo dire che era un vento di passione e di futuro che soffiava e che investiva animi, istituzioni, cose. Non è questo il luogo per fare bilanci su questo momento che è stato chiamato "rivoluzione culturale" del '68. E' sufficiente il breve richiamo per porci la domanda: e voi? Dove eravate voi? Eravate nel centro storico di Roma e, in quel clima pieno di slanci e di idee, di ideologie e di utopie, avete trovato la strada, il bandolo delle cose. Avete guardato più intensamente al volto di Cristo e avete scoperto che vi guardava con intensità nuova; avete aperto il Vangelo ed avete ascoltato le parole antiche con animo nuovo, forse perché provocato dalla storia dove eravate immersi e alla quale non volevate sottrarvi. E lì, in questo incontro più intimo e vero di chi era l'operaio della prima ora, avete riscoperto la strada di sempre, quella di Gesù, strada che dobbiamo sempre di nuovo far nostra e tradurre seconda l'ora dei tempi. In mezzo a tanto turbinio di sogni e di idee, di ricerca di nuovo e di autentico, il divino Maestro vi è indicato la via di sempre da ripercorrere con nuova convinzione ed entusiasmo. Anche oggi c'è bisogno di entusiasmo e il mondo ha bisogno della gioia vera, intessuta di impegno, di generosità pura, di continuità fedele. Ma qual'era la strada che Gesù vi aveva indicato? Quella del Vangelo vissuto nella carità e nella fraternità. Si fa presto a dire, cari amici, queste semplici parole che devono ispirare la vita di ogni cristiano. Ma si tratta di vedere come si dà loro corpo, e credo che un primo modo sia quello di incarnarle nelle cose piccole e nascoste della nostra vita. Ma non basta: è necessario vederle nel decisivo banco di prova della continuità, cioè nella fedeltà. Ma al cuore di tutto, vi è la consapevolezza che la sorgente è Cristo, la sua grazia. Le opere della carità evangelica che voi vivete nella nostra Diocesi, in Italia e in molte parti del mondo, chiede una linfa sempre viva e fresca che nessuno ha né può avere di suo. La linfa è Dio! In Gesù, Egli si è fatto sorgente inesauribile, sempre a portata della nostra sete; si è fatto pane di vita eterna perché seguissimo umilmente le tracce del grande Samaritano dell'uomo ferito e confuso. Per questo, l'amore agli uomini rimanda all'amore di Dio per noi: è Lui che con il suo amore crea in noi la capacità d'amare, di diventare dono per i poveri e i deboli. E' dal suo guardarci con simpatia che impariamo a guardare il mondo con benevolenza, è dal suo perdono che riusciamo a perdonarci e a perdonare anche coloro che ci fanno del male. Tutto il bene deriva da Lui e ritorna a Lui! Questa è la vita e la storia: un immenso fiume che – tumultuoso o calmo – scorre dalla terra verso il Cielo. Ecco perché senza preghiera non si va lontano nel fare il bene. Angelo Card. Bagnasco
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