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Nel nord del Mozambico, corsi di formazione professionale e costruzione di 11 scuole per dare un futuro ai profughi delle regioni colpite dal terrorismo

Quella nel nord del Mozambico è una delle "guerre dimenticate", quei conflitti che durano da anni, e, in tante parti del mondo, nel silenzio dei media e nell'indifferenza generale mietono però vittime e distruzione. Negli ultimi tre mesi, gli attacchi terroristici alle popolazioni civili sono ripresi con particolare ferocia: si calcola che oltre 112.000 persone in questo periodo siano fuggite dai loro villaggi, e di questi il 62% sono bambini. Il Mozambico infatti ha una popolazione molto giovane, circa il 52% ha meno di 18 anni.

La prossimità con la popolazione sfollata, i tanti incontri avuti in questi ultimi anni dalla Comunità che è presente in queste zone martoriate fin dallo scoppio dei primi episodi di violenza, con programmi di assistenza, accoglienza e promozione del reinserimento degli sfollati e dei profughi, sono all'origine di un nuovo progetto volto a offrire nuove opportunità ai giovani sfollati.
Denominato "Educazione e Pace", frutto della sinergia tra Sant'Egidio, il programma Dream e la Cooperazione tedesca, il programma prevede la realizzazione (costruzione o ristrutturazione) di 11 scuole elementari - le strutture attuali sono molto precarie e insufficienti ad accogliere tutti i bambini in età scolare - e l'erogazione di borse di studio per corsi tecnici e professionali.

Il 20 marzo a Rapale, nel distretto di Nampula, è stata posata la prima pietra della prima di queste scuole. Mentre sono già più di 300 i giovani iscritti a vari corsi di formazione nel settore della salute, agrario, tecnico e alimentare nelle province di Cabo Delgado e di Nampula.
Il valore di questi corsi di formazione va compreso nel quadro dell'assenza totale di prospettive per i giovani sfollati che spesso, li spinge a unirsi proprio a coloro che hanno provocato la loro fuga, la morte dei familiari, la distruzione delle loro case. Il reclutamento nei gruppi terroristici appare infatti a volte come l'unica prospettiva concreta di uscire dalla fame, di trovare un "impiego".

Invece la possibilità di accedere alla formazione professionale offre un'opportunità concreta di lavoro e di vita, che si contrappone al progetto di morte del terrorismo. Per questo la notizia di questi corsi ha suscitato in tanti la speranza che si possa dirigere la propria vita in una direzione diversa da quella della violenza.

La situazione umanitaria rimane drammatica e la carenza di cibo è un problema di primaria importanza. Le Comunità di Pemba e di Namapa sono presenti tra i profughi, soprattutto tra coloro che arrivano in queste settimane, ed effettuano regolarmente  la distribuzione di kit alimentari per sopperire alla grave mancanza di cibo di cui soffrono gli sfollati in arrivo dalle zone più colpite.