L'esempio dei nuovi martiri

L'esempio dei nuovi martiri

Questa sera in San Lorenzo la veglia in ricordo di chi ha perso la vita per aver incarnato il Vangelo. A volte ci vuole coraggio solo per andare a messa
Maddalena Boschetti è una missionaria laica "fidei donum" che vive ad Haiti da quasi vent'anni, anima di Mare-Rouge una struttura nel Nord-Ovest del Paese caraibico in cui si curano i bimbi disabili. A Genova passa molto raramente: quando arriva si gode per un attimo il mare della sua Pegli e poi si mette in movimento per incontrare tutte le parrocchie, i gruppi, gli amici e chiedere un sostegno per i suoi bambini. Anni fa, a Port-au-Prince, capitale di Haiti, è diventata amica di Luisa Dell'Orto una piccola sorella del Vangelo, che in una delle tante bidonville della città - Cité-Okay dove si intrecciano miseria e violenza, ha costruito un centro per i restavek – mutazione creola dal francese "reste avec" – i bambini che le loro famiglie, schiacciate dalla povertà, hanno abbandonato a chi speravano potesse occuparsene. Suor Luisa è stata uccisa nel luglio 2022 per le conseguenze di un'aggressione armata. Nonostante l'ambiente e il clima violento, aveva deciso di restare con i suoi bambini. E anche la pegliese Maddalena Boschetti, malgrado l'inasprimento della violenza nel Paese dopo l'insurrezione armata delle gang criminali di febbraio scorso, ha scelto di trascorrere la sua ennesima Pasqua ad Haiti, tra i suoi bambini.
È un volto del cristianesimo doloroso, così estraneo al nostro occidente secolarizzato in cui le passioni si sono progressivamente raffreddate, eppure forse molto più autentico di tante rappresentazioni tristi e scolorite.
Secondo il report 2024 di World Watch List della ong Open Doors, sono 365 milioni i credenti che sperimentano un livello alto di persecuzione e discriminazione a causa della propria fede, circa un cristiano ogni sette, con un preoccupante aumento degli attacchi alle chiese di tutte le confessioni, in un tragico ecumenismo della violenza. Andare a messa la domenica, in alcune regioni del mondo diventa un atto di coraggio, perché i terroristi colpiscono vigliaccamente i cristiani indifesi in preghiera.
Nell'ultimo anno, venti missionari e operatori pastorali, uomini e donne, sono caduti preda della violenza. Perché? Erano disarmati e non combattevano contro nessuno. Che fastidio dava il loro lavoro per i piccoli, per i poveri, per la tessitura di legami? Perché la loro voce mite è stata messa a tacere in modo così feroce?
Floribert Bwana Chui– giovane doganiere congolese, della Comunità di Sant'Egidio di Goma – è stato ucciso nel 2007 per aver bloccato il passaggio di generi alimentari deteriorati, nocivi per la salute della popolazione. Morto a 26 anni dopo atroci torture per non aver ceduto alle lusinghe dei contrabbandieri. Un giovane cresciuto alla scuola del Vangelo, nel quale l'amicizia con i più poveri e la fede avevano creato gli anticorpi contro il virus contagioso della corruzione. Ma un piccolo, un inerme. Possibile che facesse così paura?
Questi sono i martiri del nostro tempo, che ricorderemo questa sera, a pochi giorni dalla Pasqua, nella veglia di preghiera organizzata dall'Ufficio missionario della Diocesi di Genova, in collaborazione con la Comunità di Sant'Egidio, presieduta dall'arcivescovo Marco Tasca. Un'occasione per rivolgere lo sguardo a quanti anche in anni recenti, hanno testimoniato la loro fede fino al martirio. Per ognuno di essi sarà accesa una candela e un crocifisso per ogni continente, saranno posti ai piedi dell'altare.
In un tempo sempre più violento, in cui anche in Europa sembra affermarsi la logica delle armi, da queste donne e questi uomini arriva una testimonianza silenziosa: esiste una forza debole, interiore, quella della dedizione, della cura, della pace. Di chi, come affermava monsignor Romero, è capace di «dare la vita nel dovere, nel silenzio, nella preghiera». Dare la vita poco a poco. Come la dà la madre che, senza timore, con la semplicità del martirio materno, dà alla luce, allatta, fa crescere e accudisce con affetto suo figlio». Quelle vite, ancora più che quelle morti, sono l'esempio di un'alternativa alla mentalità che si afferma nel nostro mondo e un testamento che tutti siamo chiamati a raccogliere.
È stato papa Giovanni Paolo II a volere il recupero della memoria dei martiri del Novecento, nella convinzione che, al termine del secondo millennio, la Chiesa fosse diventata nuovamente "Chiesa di martiri". Dopo il Giubileo del 2000 Wojtyla volle anche che la basilica romana di San Bartolomeo all'Isola, affidata dal 1993 a Sant'Egidio, divenisse il luogo memoriale dei martiri contemporanei. Da allora questa ha ricevuto un centinaio di reliquie ed è meta di pellegrini e fedeli di ogni confessione cristiana. Nel marzo del 2023 nella cripta sottostante la Basilica è stato inaugurato il Memoriale dei Nuovi Martiri del XX e XXI secolo, uno spazio espositivo per conoscere in modo più approfondito le loro storie.
Anche a Genova, stasera in cattedrale alle ore 19, per chi lo desidera, è possibile unirsi a questa memoria, compiere un piccolo gesto di coraggio interiore: fermarsi, ascoltare, provare a capire, andare oltre il nostro vivere quotidiano divenuto così fragile e ingombrante. 

[ Andrea Chiappori ]