 | 30 Maggio 2015 |
Marazziti, Sant'Egidio |
"È una tragedia non guerra etnica" |
"Basta incitare all'odio etnico Questa città è troppo dura" |
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Roma è una città "indurita", dove non esiste un`emergenza rom ma, al contrario, c`è una predicazione di odio e paura che rischia di fare molti danni». Mario Marazziti, eletto nel 2013 con Scelta civica a Montecitorio, uno dei fondatori della Comunità di Sant'Egidio, dopo la tragedia di Primavalle è preoccupato: «Siamo alla follia», dice. «Siamo di fronte alla etnicizzazione di un incidente stradale».
Potrebbero accusarla di avere un atteggiamento "buonista" o "giustificazionista".
«Non c`è niente da giustificare: chi ha investito quelle persone a Battistini va punito e per questo ci sono le leggi. Ma quello che sta avvenendo in questi giorni è molto pericoloso. Lo sa che a Roma, in un anno, ci sono circa 250 morti per la strada? E lo sa che 20 giorni fa, lungo la via Nettunense, due fratelli di origine indiana sono stati investiti da un italiano? Ecco, questo non lo sa nessuno».
E di chi è la responsabilità?
«Di chi incita all'odio etnico, richiamando memorie terribili. Ci troviamo di fronte a un "anti-gitanismo" e a una irresponsabile strumentalizzazione. I rom sono il capro espiatorio perfetto di tutto il disagio. Canalizzano la rabbia per quello che non funziona. Prima era "Piove? Governo ladro". Ora è: "Piove? Sono gli zingari".In questi giorni ho sentito con le mie orecchie chi vorrebbe "sterminare" i campi nomadi. Non basta sgomberarli».
Come si è arrivati a questo?
«Bisogna ricordarsi che la politica degli sgomberi di insediamenti abusivi e contestuale creazione di grandi campi come quello di La Barbuta è stato il centro del piano nomadi della Lega, quando al Viminale c'era il ministro Maroni. A disposizione dell'allora sindaco Alemanno vennero messi 30 milioni di euro. Era una scelta sbagliata perché questi campi sono stati lasciati a se stessi, trasformandoli in degradate terre di nessuno».
Qual è allora la soluzione?
«In concreto non ce n'è una facile e immediata perchè qualunque iniziativa sui rom si chiama dietro manifestazioni di protesta: il pregiudizio è talmente forte e unito al populismo che diventa difficile qualunque intervento. Finora le soluzioni messe in campo non sono mai state tali: i nomadi a Roma sono 7000, il 50% italiani, oltre la metà minorenni. Per il 97% di loro c'è solo un piano di emergenza e di prima accoglienza: i campi».
Che fare? Chiuderli?
«Quelli grandi, con centinaia di persone, vanno sostituiti con soluzioni più piccole per favorire finalmente una normale sistemazione abitativa»
La vulgata dice: "Ma sono loro che non vogliono".
«La vulgata è, appunto, una vulgata. E pure piuttosto volgare, un po' come quella secondo cui i rom rubano i bambini o sono tutti ladri. Quando a Roma c'erano le baracche, negli anni '50 e '60, tutti gli ospiti dell'allora carcere minorile venivano da lì. Integrazione, scuola, lavoro, sono l'unico modo per ridurre la microcriminalità. L'idea di mandare i nomadi fuori dal Raccordo era fortemente elettorale: l'isolamento aumenta la marginalità. Forse si tratta di cominciare a pensare di fare per loro quello che faremmo per i nostri figli».
Dalla Comunità di Sant`Egidio che città si vede?
«Una città che si è indurita, assediata dalla violenza quando c'è un derby, dove 5 bulli ricchi in via del Pinturicchio massacrano e ricattano ragazzini, dove in periferia ci sono le spedizioni punitive contro gli immigrati. Molto dipende da chi semina odio da quella "LegaPound" che soffia sul fuoco. C'è una grande battaglia culturale da fare».
Mauro Favale
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