È il 2010, a Rosarno in Calabria, scoppia una rivolta di 1.500 immigrati, lavoratori stagionali nella raccolta di agrumi e ortaggi. È causata dal ferimento di due di essi e dalle condizioni inumane di vita. Appare come una rivolta contro la popolazione, accusata di razzismo. Va ricordato anche che il Comune di Rosarno era stato sciolto nel 2008 per infiltrazioni mafiose.
I fatti fecero impressione in Italia: prefiguravano una stagione di tensione tra italiani e immigrati? Nella mia funzione di ministro dell`Integrazione e della cooperazione internazionale, sono andato a Rosarno all`inizio del 2012, dopo aver avuto notizie preoccupanti.
Credo che sia necessario vedere da vicino le condizioni di vita degli immigrati, ma pure entrare in contatto con gli italiani, anch`essi protagonisti dell`integrazione.
Ho trovato una situazione difficile. Accanto agli immigrati già sistemati, ce ne sono altri che vivono in condizioni subumane e pericolose nel centro storico del paese o in ruderi abbandonati. La prefettura si è attivata per la creazione di un campo per ospitare gli immigrati a rischio. Nella complicata Rosarno ci sono elementi di speranza. La popolazione si è già mossa, nonostante la fama "razzista" (infondata). La società civile è vivace, come le istituzioni. Il sindaco, Elisabetta Tripodi, minacciata dal potere mafioso, incarna una volontà di riscatto. Varie associazioni di volontariato operano con gli immigrati. Gli studenti della locale Scuola superiore sono molto attivi.
Un`anziana, chiamata familiarmente Mamma Africa, gestisce una mensa. In una situazione difficile, società civile e istituzioni operano insieme, come mi sono accorto in un`affollata riunione in Comune.
Questa coesione mi ha colpito, mentre Rosarno affronta le difficili sfide della crisi economica,
della disoccupazione giovanile e non, della criminalità, dell`integrazione. Ma tutti ripetevano con convinzione (e lo si poteva constatare): «Rosarno non è razzista». Peraltro, la Piana di Gioia Tauro (dove si trova il paese) sta vivendo gravi difficoltà nella produzione agricola. Indubbiamente, la crisi economica (che in Calabria si sente in modo drammatico con un`endemica disoccupazione) rende l`integrazione degli immigrati più delicata. La perdita del lavoro da parte di alcuni di essi ha, come conseguenza, che il permesso di soggiorno non possa essere rinnovato,
tanto che molti si ritrovano in una situazione irregolare in attesa di trovare una nuova occupazione.
Tuttavia, ci rendiamo conto che l`economia italiana ha bisogno di loro, a Rosarno, dove li aspetta la raccolta delle arance, come in tante altre situazioni meno precarie. Una popolazione attenta e consapevole, in ogni caso, evita che la situazione di convivenza degradi.
Questo ho visto a Rosarno. Anche questa è una storia italiana, scritta nella complicata vita di un Comune calabrese.
Andrea Riccardi
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