IL RICCO Epulone vestito di porpora e bisso sdraiato su un lettino e fuori dall'uscio Lazzaro, confortato solo dai cani che gli leccano le piaghe. La crisi della solidarietà sono una buona ragione per convocare gli stati generali del volontariato cattolico a Napoli con un centro direzionale d'eccezione, la chiesa di San Lorenzo Maggiore.
Oggi in Duomo a concludere il megaconvegno alle 9.30 arriverà il ministro per la Cooperazione internazionale Andrea Riccardi, seguirà alle 10.30 la messa celebrata dal cardinale Sepe. Mille e seicento iscritti da tutt'Italia, 150 associazioni nazionali dalle Acli ai Focolarini di Chiara Lubich all'Unitalsi, 30 congregazioni si sono incontrati, su invito della Comunità di Sant'Egidio, per parlare in una due giorni fitta di interventi, che si concluderà oggi, di "La Chiesa di tutti e particolarmente dei poveri", promossa dall'Arcidiocesi di Napoli con Sant'Egidio e la Comunità Giovanni XXIII.
Un tema, quello della solidarietà, da trattare a maggior ragione in un momento in cui, usando come scudo la crisi, molte istituzioni hanno cessato di fare il loro dovere nei confronti del terzo settore. C'è stato un aumento del 30 per cento, secondo i dati degli organizzatori, di persone che si rivolgono alla Comunità di Sant'Egidio per ricevere aiuti. «C'è bisogno di un nuovo umanesimo - ha detto il cardinale Crescenzio Sepe -. Soprattutto in tempo di crisi economica. La tentazione è quella di chiudersi in se stessi ma i cristiani hanno sempre davanti a loro il Cristo povero che li richiama ad una vita generosa, aperta, compassionevole». Secondo il cardinale bisogna fare in modo «che il nostro mondo possa guardare le nostre opere buone anche per capire che c'è una vita alternativa alla chiusura e all'egoismo».
Il volontariato religioso ha sottolineato l'importanza di "ricreare qualità della vita anche in tempi complicati" ricordando come ogni giorno è a contatto con vecchie e nuove povertà. Che possono essere anche di diverso tipo. Come quella raccontata dal vescovo ausiliare monsignor Antonio Di Donna: «Abbiamo notato che in Campania c'è una povertà di diritti - ha esordito- e come ha detto il cardinale Bagnasco qui c'è bisogno di lavoro, lavoro e lavoro». A giudizio di Di Donna bisogna incentivare gli sforzi «per contrastare la cultura dell'individualismo» soprattutto perchè «ci avevano fatto credere che doveva essere solo lo Stato a provvedere ai più deboli». Cifre sconvolgenti: oltre 3 milioni e 129 sono gli italiani che vivono in condizioni di povertà assoluta, altri 8 milioni in povertà relativa.
È il grido d'allarme del presidente della Comunità di Sant'Egidio, Marco Impagliazzo. Quand'è così, «se non si è solidali – ha ammonito Impagliazzo - si finisce per avvertire i mondi poveri come ingombranti, se non minacciosi e si rischia l'eclissi della cultura della solidarietà. C'è la sensazione che l'esclusione si vada affermando, mentre svanisce sempre di più il senso di debito sociale, radicato nella cultura cattolica e socialista».
Agli incontri in San Lorenzo, moderati da Gabriella Pugliese, dopo il saluto del direttore della Caritas Francesco Soddu,gli interventi di Giovanni Paolo Ramonda della Giovanni XXIII, Kostis Dimtsas, presidente dell'associazione greca Apostoli, il saluto via video del presidente Aisla, Mario Melazzini, l'appello del sacerdote calabrese Nino Pangallo per il sostegno all'utilizzo per fini sociali dei beni confiscati alle mafie, il presidente di Rondine, Franco Vaccari. Testimonianze dall'intero stivale in piazza del Gesù: tra le altre, Vincenzo, trasportatore cinquantenne di Scampia, che dopo l9anni ha perso il lavoro: «Vivo alla giornata, ma la mia vita oggi è vuota. C'è chi si fa sfruttare e chi accetta proposte illegali»