I manicomi erano ville bellissime, i carceri antichi monasteri, le case per anziani sono spesso in campagna; i poveri hanno apparenti privilegi. In realtà, si è disposti a dar loro spazi anche belli purché lontani, esclusi. Si può rivestire di belleza la povertà, pur di non incontrarla, ma quando i recinti della povertà vengono abbattuti e i confini invisibili oltrepassati, i poveri irrompono stupendo i benestanti.
I gesti folli di chi chiede ascolto appaiono inspiegabili anche se vicini e i morti lontani che chiedevano asilo sono sepolti da una lapide d'acqua, dove non si può scrivere neppure il nome. Ma non è sempre così: c'è un'altra cultura, un'altra Italia, quella udita e vista a Napoli, convocata dalla Comunità di Sant'Egidio, insieme alla Comunità Papa Giovanni XXIII e all'arcidiocesi di Napoli. Un clima spirituale e culturale raro di questi tempi, luminoso, senza ombra di assistenzialismo, rabbia, retorica. Questo clima l'hanno reso possibile gli "amici dei poveri". Lunghi percorsi di solidarietà hanno testimoniato che è possibile fare della crisi contemporanea un'altra lettura, forse paradossale, eppure vera.
Prima dì tutto piena dì speranza e di gioia, perché «la Chiesa del concilio Vaticano II», ha ricordato Marco lmpagliazzo, presidente di Sant'Egidio, «non è quella del lamento»; poi perché le persone che lavorano quotidianamente per togliere i poveri dai recinti della solitudine non intendono chiudersi sotto etichette ambigue. Le reazioni autentiche hanno forza straordinaria, rovesciano la prospettiva per osservare la società, Chiesa e politica. Il Vangelo scoperchia le città invisibili, spalancando porte, cuori e nuovi percorsi di civiltà. A Napoli si è preso coscienza che in Italia può sprigionarsi un'energia rinnovabile che ha il costo del dono di sé. L'economicismo imperante non sa trasformarla in cifre, ma l'amicizia, umile come l'acqua, trova vie impensate. L'egoismo non ha mai salvato nessuno e «i ricchi», ricordava don Oreste «non hanno mai fatto la storia di Dio, semmai l'hanno fatta quando hanno scelto di diventare poveri».