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Nella basilica di Santa Maria in Trastevere si prega per la pace.
Lettura della Parola di Dio
Lode a te, o Signore, sia lode a te.
Questo è il Vangelo dei poveri,
la liberazione dei prigionieri,
la vista dei ciechi,
la libertà degli oppressi.
Lode a te, o Signore, sia lode a te.
Dal libro del profeta Daniele 9,4-10
e feci la mia preghiera e la mia confessione al Signore, mio Dio: "Signore Dio, grande e tremendo, che sei fedele all'alleanza e benevolo verso coloro che ti amano e osservano i tuoi comandamenti, abbiamo peccato e abbiamo operato da malvagi e da empi, siamo stati ribelli, ci siamo allontanati dai tuoi comandamenti e dalle tue leggi! Non abbiamo obbedito ai tuoi servi, i profeti, i quali nel tuo nome hanno parlato ai nostri re, ai nostri prìncipi, ai nostri padri e a tutto il popolo del paese. A te conviene la giustizia, o Signore, a noi la vergogna sul volto, come avviene ancora oggi per gli uomini di Giuda, per gli abitanti di Gerusalemme e per tutto Israele, vicini e lontani, in tutti i paesi dove tu li hai dispersi per i delitti che hanno commesso contro di te. Signore, la vergogna sul volto a noi, ai nostri re, ai nostri prìncipi, ai nostri padri, perché abbiamo peccato contro di te; al Signore, nostro Dio, la misericordia e il perdono, perché ci siamo ribellati contro di lui, non abbiamo ascoltato la voce del Signore, nostro Dio, né seguito quelle leggi che egli ci aveva dato per mezzo dei suoi servi, i profeti.
Lode a te, o Signore, sia lode a te.
Il Figlio dell'uomo
è venuto a servire,
chi vuole essere grande
si faccia servo di tutti.
Lode a te, o Signore, sia lode a te.
Le parole del profeta Daniele iniziano con una sincera confessione dell'infedeltà del popolo, che riconosce il peccato commesso e ne prova vergogna: "A te conviene la giustizia, o Signore, a noi la vergogna sul volto" (v. 7). Lo confessano sia quelli che sono rimasti in patria sia quanti risiedono nelle terre d'esilio. Tutti, ugualmente e senza distinzione di classe, sono finalmente consapevoli del loro grave peccato, che in qualche modo si accompagna alle tragedie che si sono abbattute su di loro. Certo, la rottura del patto esigerebbe una condanna da parte di Dio. Il profeta ne è consapevole, ma si fa audace nella preghiera: si rivolge a Dio intercedendo per il popolo perché nella sua grande misericordia ne abbia compassione. La confessione delle colpe apre certamente la strada alla richiesta di perdono. Il profeta si identifica con l'intero popolo e intercede per la salvezza di Gerusalemme. È un atteggiamento che ricorda quello di Abramo che invoca Dio per la salvezza della città di Sodoma o anche quello di Mosè che si pone davanti a Dio come intercessore per il popolo. Nei momenti difficili della storia ci si deve sempre interrogare sulle proprie infedeltà e responsabilità. Quando si spreca il dono della pace, occorre sentire, come Daniele, la vergogna di essersi allontanati dal Signore. Il Signore ascolta la preghiera di Daniele e gli indica anche un tempo stabilito per "mettere fine all'empietà, mettere i sigilli ai peccati" (cfr. Dn 9,24): sono le settanta settimane dopo le quali avverrà il perdono giubilare. È la fiducia nella misericordia di Dio la ragione dell'efficacia della preghiera di Daniele. È quel che Gesù più volte ribadisce ai discepoli e a noi.