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Preghiera per la Chiesa. Meditazione di Mons. Ambrogio Spreafico sul libro di Isaia (Is 1,10-20)
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PAROLA DI DIO OGNI GIORNO

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Libretto DEL GIORNO
Preghiera per la Chiesa
giovedì 6 febbraio

Lettura della Parola di Dio

Alleluia, alleluia, alleluia !

Io sono il buon pastore,
le mie pecore ascoltano la mia voce
e diventeranno
un solo gregge e un solo ovile.

Alleluia, alleluia, alleluia !

Dalla lettera agli Ebrei 12,18-19.21-24

Voi infatti non vi siete avvicinati a qualcosa di tangibile né a un fuoco ardente né a oscurità, tenebra e tempesta, né a squillo di tromba e a suono di parole, mentre quelli che lo udivano scongiuravano Dio di non rivolgere più a loro la parola. Lo spettacolo, in realtà, era così terrificante che Mosè disse: Ho paura e tremo. Voi invece vi siete accostati al monte Sion, alla città del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste e a migliaia di angeli, all'adunanza festosa e all'assemblea dei primogeniti i cui nomi sono scritti nei cieli, al Dio giudice di tutti e agli spiriti dei giusti resi perfetti, a Gesù, mediatore dell'alleanza nuova, e al sangue purificatore, che è più eloquente di quello di Abele.

Alleluia, alleluia, alleluia !

Vi do un comandamento nuovo:
che vi amiate l'un l'altro.

Alleluia, alleluia, alleluia !

La rivelazione del Sinai, avvenuta tra fenomeni sconvolgenti come il fuoco, la tempesta, il terremoto, il suono di trombe, era stata uno spettacolo spaventoso, tanto che Mosè stesso aveva detto: "Ho paura e tremo" (12,21). L'autore della lettera volutamente descrive la rivelazione sul Sinai con toni forti e duri. Non nomina neppure Dio, e tralascia di ricordare l'elevatezza morale del decalogo. Tanto meno parla della vicinanza di Dio di cui Mosè poté godere. La lettera vuole sottolineare la diversità della rivelazione cristiana da quella del monte Sion e la descrive in maniera totalmente differente: "Voi invece vi siete accostati al monte Sinai, alla città del Dio vivente... e a migliaia di angeli, all'adunanza festosa e all'assemblea dei primogeniti i cui nomi sono scritti nei cieli" (12,22). In questo scenario festoso e pacifico, la nuova alleanza si realizza attraverso una voce che viene dal cielo: è la voce di Dio che, nell'ultimo giudizio, scuoterà il cielo e la terra per far posto al regno "incrollabile", che subentra al creato visibile, ormai crollato (12,27). Siamo alla conclusione del capitolo, che suona come un ammonimento ai cristiani perché rimangano fedeli alla nuova alleanza, ascoltando la voce di Dio e non sé stessi. I credenti debbono stare attenti a non "volgere le spalle a colui che parla dai cieli". Per i credenti, la grande trasformazione escatologica è già compiuta, e bisogna stare attenti a non voltarsi indietro per guardare con nostalgia le cose che passano: rischiamo di passare anche noi con esse.