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Per fare la pace bisogna trattare con chi fa la guerra. Editoriale di Adriano Roccucci
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Per fare la pace bisogna trattare con chi fa la guerra. Editoriale di Adriano Roccucci

su Avvenire

Nelle ultime settimane le iniziative del presidente statunitense Trump sono entrate con irruenza nell’agenda della guerra in Ucraina. Non si può negare lo sconcerto provocato dall’umiliazione pubblica subita dal presidente ucraino Zelensky alla Casa Bianca. L’incontro di Gedda tra ucraini e americani e la recente telefonata tra Trump e Zelensky hanno ricondotto le relazioni tra i due governi su un binario più accettabile, sebbene nel quadro di una sempre più accentuata subordinazione di Kyiv. La proposta di una tregua totale di 30 giorni, scaturita dall’incontro di Gedda, non è stata accolta a scatola chiusa da Putin. Il presidente russo ha rilanciato, sollevando questioni e ponendo condizioni, col risultato di arrivare durante la conversazione telefonica con Trump alla definizione di una tregua degli attacchi alle infrastrutture energetiche, mentre si rinviava a ulteriori approfondimenti una tregua nel Mar Nero. Allo stesso tempo è stata ribadita l’intenzione di continuare a cercare con il presidente americano una soluzione alla guerra in Ucraina.

In Europa, spiazzata dalle iniziative del presidente americano, si è reagito accentuando la solidarietà all’Ucraina e al suo presidente: dalle prese di posizione dei vertici della Ue alla convocazione ad opera di Macron e Starmer del gruppo dei “volenterosi”. Se da una parte si è invocata la “pace attraverso la forza” (Ursula von der Leyen), dall’altra la sensazione che i Paesi europei siano fuori gioco sembra essere una certezza. Il ReArm Europe, dai contorni ancora nebulosi, non pare essere una soluzione alla questione di una difesa comune europea, ma solo una possibilità di riarmo offerta ai singoli Stati nazionali aderenti all’Ue. (CONTINUA A LEGGERE SU AVVENIRE)


[ Adriano Roccucci ]